[ RECENSIONE ] Il mare nasconde le stelle di Francesca Barra

IL MARE NASCONDE LE STELLE di Francesca Barra
150 pagine | €14.90 cartaceo

Il sogno di Remon è cercare la libertà. Ma è solo un ragazzo di quattordici anni e da giorni è su una barca, infreddolito e affamato. Il mare è una distesa infinita davanti a lui. Il rumore della paura è assordante in quel silenzio. Eppure Remon non si sente solo. Guarda il cielo e affida i suoi sogni alle stelle. Non sa dove è diretto. Sa bene da cosa sta fuggendo. Dal suo paese, l'Egitto. Dall'odio e dalla intolleranza che hanno cambiato la sua vita all'improvviso. Perché Remon è cristiano e non è più libero di giocare per le strade, di andare a scuola, di pregare Dio. È stato costretto a scappare senza dire addio alla sua famiglia. Nei suoi occhi, troppo giovani per aver visto già tanto dolore, rivede i momenti felici con loro: gli abbracci di sua madre, le chiacchiere con suo padre, le risate con suo fratello. Tutto ora appare così lontano. Ora che il suo viaggio è finito e una terra sconosciuta lo accoglie: l'Italia. Remon non si aspetta più nulla dal futuro. Eppure i miracoli possono accadere. Perché basta poco per sentirsi di nuovo a casa. Basta l'affetto di amici inaspettati. Basta l'appoggio di insegnanti che credono in te. Basta l'impegno e la passione per lo studio. Remon giorno dopo giorno ritrova la speranza e il coraggio di sorridere ancora. Senza dimenticare il passato. Senza dimenticare da dove viene.
Il sogno di Remon è cercare la libertà, afferrarla e tenerla stretta vicino al cuore come un tesoro prezioso e dal valore inestimabile. Quello stesso valore che nel suo Egitto non esiste più. E' stato smarrito. Lui, cristiano copto, è costretto a vivere costantemente con la paura di essere ucciso o di veder soffrire i propri cari. Lui che ha un rapporto così vero, profondo ed orgoglioso con la sua fede, ora, per sopravvivere dovrebbe metterla a tacere, privarsi di quel calore che sale forte fin dal luogo più intimo della sua anima e non può permetterlo.

Remon ama studiare e sa che da grande sarà un ingegnere. Ma con il dolore nel cuore sa bene che non c'è spazio in quei luoghi per i suoi sogni, che non potrà mai afferrarli e trasformarli in realtà. Per questo motivo, senza dire addio alla sua famiglia, abbandonando quel familiare calore che lo riscaldava nei momenti più difficili, intraprende il viaggio più difficile della sua vita, sperando così di poter trovare anche solo un pizzico di felicità. Il viaggio della speranza, molti lo chiamano. Lì dove il rumore della paura sovrasta potente il perenne silenzio che cala tra persone sconosciute, incapaci di parlare o di confrontarsi. Uomini, donne e bambini accompagnati dalla cieca solitudine e dalla fredda inconsapevolezza, costretti a soffrire la fame e la sete, sottoposti alle peggiore angherie e ai più infidi soprusi da parte degli scafisti che vedono in loro solo numeri, soldi e guadagni sicuri. Non sono più persone.

Eppure Remon non si sente solo. Alzando gli occhi al cielo osserva in quella distesa buia sopra la sua testa centinaia di stelle, pronte a custodire tutti i suoi sogni. Accanto ad occhi diffidenti e parole soffocate, Remon troverà negli occhi di chi si prenderà cura di lui quella stessa umanità che credeva oramai perduta, andando a riaccendere quella speranza che, in fondo, dal suo cuore non se ne era mai veramente andata. Molti sono i spunti di riflessioni che vengono a galla durante la lettura di questo romanzo, vorrei soffermarmi su alcuni. In primo luogo, mi sono chiesta cosa ci spinge a dover per forza catalogare il prossimo. Chi siamo noi per farlo? E perchè non riusciamo, con la stessa facilità, a passare dall'altra parte della barricata, a vivere in quei vestiti e in quelle scarpe, ad osservare impotenti il dolore, la sofferenza e la morte che sono compagne di vita di bambini, donne e uomini, di intere popolazioni? Non credo si possa dare una risposta con facilità, ma forse si potrebbe socchiudere la porta del nostro cuore, almeno un po'. Giusto lo stretto necessario per comprendere il prossimo, senza giudicarlo a priori, senza etichettarlo, senza porre un marchio indelebile che aggiunge al dolore solo altra silenziosa sofferenza.

Tre cose ho invidiato a Remon: il coraggio, la forza volontà e la fede. Il coraggio di aver lasciato la sua piccola sicurezza per qualcosa di molto più grande e sconosciuto; la forza di volontà di credere a dispetto di tutto e la fede che ha sempre proclamato a voce alta, senza indugiare mai un secondo, senza vergogna. Arrivando a trasformare quella fiamma invisibile nel suo scudo più impenetrabile, porto sicuro della sua vita e irrinunciabile anche contro il suo stesso interesse. Eppure, anche nella vita i piccoli miracoli esistono: quello di Remon si chiama affido. Forse la forma più alta e pura dell'amore incondizionato, quello che due genitori sanno donare naturalmente, senza aspettarsi nulla in cambio, ma con in più la consapevolezza - e forse la taciuta paura - che tutto possa sparire e finire da un momento all'altro. Tra le righe finali del libro è possibile scorgere un profondo senso di gratitudine per questa seconda famiglia che lo ha accolto come un figlio, senza incertezze o pregiudizi, ma donando quel sentimento che Remon aveva dovuto abbandonare quella notte, lasciando la sua casa per sempre.

Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo

3 commenti

  1. Ma che bella recensione, Cri <3
    Anche io l'ho pubblicata proprio questa mattina e non ci sono molti modi per trasmettere l'emozione di una lettura simile. Davvero molto bella!

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    1. Grazie mille *__* avevo un po' paura di non riuscire a far trasparire realmente tutte le emozioni che questo libro è in grado di trasmettere..

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  2. Recensione splendida *-*
    Penso davvero che questo libro mi piacerebbe moltissimo perché amo quelle storie che hanno e trasmettono coraggio e fiducia e hanno protagonisti forti che ti ispirano e ti restano nel cuore :)

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