[ RECENSIONE ] The outsider di Stephen King | Sperling

THE OUTSIDER di Stephen King
530 pagine | €21.90 cartaceo

La sera del 10 luglio, davanti al poliziotto che lo interroga, il signor Ritz è visibilmente scosso. Poche ore prima, nel piccolo parco della sua città, Flint City, mentre portava a spasso il cane, si è imbattuto nel cadavere martoriato di un bambino. Un bambino di undici anni. A Flint City ci si conosce tutti e certe cose sono semplicemente impensabili. Così la testimonianza del signor Ritz è solo la prima di molte, che la polizia raccoglie in pochissimo tempo, perché non si può lasciare libero il mostro che ha commesso un delitto tanto orribile. E le indagini scivolano rapidamente verso un uomo e uno solo: Terry Maitland. Testimoni oculari, impronte digitali, gruppo sanguigno, persino il DNA puntano su Terry, il più insospettabile dei cittadini, il gentile professore di inglese, allenatore di baseball dei pulcini, marito e padre esemplare. Ma proprio per questo il detective Ralph Anderson decide di sottoporlo alla gogna pubblica. Il suo arresto spettacolare, allo stadio durante la partita e davanti a tutti, fa notizia e il caso sembra risolto. Solo che Terry Maitland, il 10 luglio, non era in città. E il suo alibi è inoppugnabile: testimoni oculari, impronte, tutto dimostra che il brav'uomo non può essere l'assassino. Per stabilire quale versione della storia sia quella vera non può bastare la ragione. Perché il male ha molte facce.
Non esiste sfaccettatura del male che King non riesca ad addomesticare e a fare completamente sua. Con The Outsider il male raccontato è meschino e diabolico, invisibile ed inafferrabile. È il mito fanciullesco dell'uomo nero - incubo di bambini di ogni generazione - che tra le mani di Stephen King sa prendere letteralmente vita, lasciando dietro di sè una scia di intrinseca paura e cieco terrore.

La prima parte del romanzo è quasi interamente incentrata sulle indagini, sulle contraddizioni e sulla frenesia resa oramai incontrollabile, capace di spingere le forze dell'ordine ben oltre il consentito, superando un limite da cui sarà impossibile tornare indietro. Il genere thriller sembra giocare un ruolo predominante, spingendo il lettore a chiedersi chi sia veramente il colpevole di una vicenda così complessa e mai troppo evidente. Ed è proprio nel momento di maggiore impasse che arriva, potente ed inaspettato, il colpo di scena. Non siamo arrivati nemmeno a sfiorare le duecento pagine, quando l'imprevedibile Zio Stephen gioca il suo asso nella manica decidendo di lasciarci attoniti, senza parole. Qui, a mio parere, inizia il vero romanzo: quando il soprannaturale fa capolino in una storia che poteva dirsi esaurita e che, invece, inizia a colorarsi di mille sfumature diverse. La più classica partita tra scrittore e lettore ha finalmente inizio e, lasciatemelo dire, in questo King non ha proprio eguali.

Angoscia. Paura. Tensione. L'uomo nero diventa l'incubo di ogni adulto coinvolto, mostrando i suoi mille volti e la sua imprevedibile pericolosità. The outsider è un romanzo intenso, avvolgente e corposo che fa l'occhiolino alla nostra realtà e ad una quotidianità che ci dovrebbe far paura, ma a cui sembriamo essere quasi assuefatti, inermi, fin troppo abituati. Proprio là dove il male si nasconde dietro sembianze sicure e affidabili, celandosi agli occhi del mondo e pronto a colpire nelle più atroci modalità proprio nell'attimo di maggiore vulnerabilità. 

Le descrizioni affilate, minuzione nei dettagli e disturbanti - sotto molti punti di vista - continuano ad essere impeccabile fiore all'occhiello della scrittura frizzante, dinamica e coinvolgente di Stephen King. Ogni scena si presenta agli occhi del lettore nella sua maggiore forza e potenza comunicativa, colpendolo in pieno petto fino a lasciarlo praticamente senza fiato. Quella che incontriamo in questo romanzo è la pura più intima, profonda, ancestrale. Non quel genere di paura che ci fa tremare dalla testa ai piedi o urlare di autentico terrore. Tutt'altro. Quella che incrociamo in un progressivo accrescersi di tensione e pathos è quella paura capace di lasciarci inermi, impossibilitati a reagire, quasi pietra viva in attesa di quel qualcosa che dovrà necessariamente accadere. Un sentimento silenzioso che afferra la mente in una morsa vigorosa e inattaccabile. Provate a sfuggirle, se potete.

10 commenti

  1. Sapere che questo libro mi aspetta, mi provoca brividi.
    Ciao da Lea

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  2. Ciao :) di King per il momento ho letto soltanto Il miglio verde. Questo mi intriga, come tantissimi altri suoi romanzi, ma ho sempre paura di non avere lo stomaco abbastanza forte xD

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    1. Il miglio verde è stato il mio colpo di fulmine. Certo non sono letture semplici, ma vale la pena rischiare...

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  3. Sebbene non abbia mai letto nulla del Re, devo dire che la tua recensione mi ha incuriosito parecchio. Devo assolutamente recuperarlo!

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    1. Coooooooosa? Mario non ci siamo. Ora fai promessa di leggere King, su! 😉

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  4. Ero un po' dubbiosa sul se leggerlo o no ma mi hai convinta!❤️

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  5. A me è piaciuto molto, le tue parole mi hanno riportato alle emozioni di fine lettura!

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