UNA RAGAZZA AD AUSCHWITZ di Heather Morris
348 pagine | 17.90€ cartaceo
È il 1942. Cilka ha solo sedici anni quando il suo mondo cambia per sempre. Ha appena varcato il cancello di Auschwitz e, in un istante, si vede portare via l’innocenza e i sogni di ragazzina. Intorno a lei ci sono solo orrore e ingiustizia. Eppure, nonostante tutto, scopre di avere in sé un coraggio straordinario. Un coraggio che le permette di scoprire i punti deboli dei suoi aguzzini e di servirsene con astuzia per salvare sé stessa e tutti quelli, come lei, condannati senza motivo. Da allora sono passati tre anni. Il campo è stato liberato, ma la possibilità di una nuova vita le viene negata quando è costretta ai lavori forzati in Siberia. Di nuovo, si trova alla mercé dei propri carcerieri, costretta a eseguire senza fiatare gli ordini che riceve. Ma, benché tema di non avere via d’uscita, rifiuta di arrendersi al buio di cui ha già fatto esperienza e continua a lottare per tenere a distanza il male che sembra permeare ogni cosa. Per dimostrare, con l’audacia che l’ha sempre contraddistinta, che non c’è malvagità che possa resistere a una mano tesa in cerca d’aiuto. Perché malgrado la barbarie di cui è stata e continua a essere testimone, Cilka è convinta che il suo cuore non sia pronto per dire addio all'amore.
Dopo aver emozionato i suoi lettori con Il Tatuatore di Auschwitz, Heather Morris ha deciso di portare alla luce un'altra dolorosa verità attraverso le carte e gli orrori di un passato che troppo spesso rischia di essere dimenticato o - ancor peggio - negato. Questa è la storia di Cecilia - Cilka - Klein.
Ha diciotto anni e le resta solo la speranza che capiscano che non aveva altra scelta
per sopravvivere, se non fare quello che ha fatto. Nessuna scelta, tranne la morte.
Sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau - stuprata per quasi 3 anni dagli ufficiali tedeschi e messa a capo dell'ultimo blocco femminile - Cilka viene condannata dall'esercito russo a quindici anni di lavori forzati in Siberia, a poche centinaia di chilometri dal Circolo Polare Artico. Il suo crimine? Essere ancora viva. Un peso che si porterà dietro per tutta la vita come una condanna: ogni privazione che sarà costretta a subire, ogni corpo maschile che prenderà con violenza il suo, ogni dolore che le verrà inflitto solo per il gusto di farlo è il prezzo da pagare per aver osservato sua madre essere portata via sopra un carro verso le camere a gas. Impotente, distrutta.