[ RECENSIONE ] Il grande inverno di Kristin Hannah | Mondadori

IL GRANDE INVERNO di Kristin Hannah
450 pagine | €20.00 cartaceo

Quando Ernt Allbright torna dalla guerra del Vietnam è un uomo profondamente instabile. Dopo aver perso l'ennesimo posto di lavoro, prende una decisione impulsiva: trasferirsi con tutta la famiglia nella selvaggia Alaska, l'ultima frontiera americana, e cominciare una nuova vita. Sua figlia Leni, tredici anni, è nel pieno del tumulto adolescenziale: soffre per i continui litigi dei genitori e spera che questo cambiamento porti a tutti un futuro migliore. Mentre Cora, sua moglie, è pronta a fare qualsiasi cosa per l'uomo che ama, anche se questo vuol dire seguirlo in un'avventura sconosciuta. All'inizio l'Alaska sembra la risposta ai loro bisogni: in un remoto paesino, gli Allbright si uniscono a una comunità di uomini e donne estremamente temprati, fieri di essere autosufficienti in un territorio così ostile. Però quando l'inverno avanza e il buio invade ogni cosa, il fragile stato mentale di Ernt peggiora e il delicato equilibrio della famiglia comincia a vacillare. Ora, i tanto temuti pericoli esterni - il ghiaccio, la mancanza di provviste, gli orsi - sembrano nulla in confronto alle minacce che provengono dall'interno del loro nucleo famigliare. Chiusi in un rifugio angusto, ricoperto di neve e immerso in una notte che può durare fino a diciotto ore, Leni e sua madre devono affrontare una cruda verità: sono sole. In quel luogo feroce, ai confini del mondo, non c'è nessuno che possa salvarle.
Avevo acquistato Il Grande Inverno di Kristin Hannah il giorno successivo alla sua uscita (e oramai si parla di qualche mese fa) memore della lettura entusiasta del suo precedente romanzo, L'Usignolo. Con Il Grande Inverno Kristin Hannah non si è semplicemente confermata, ma è riuscita a dare una spinta in più ad un romanzo che, a differenza del suo predecessore, è privo di quel background storico capace di conferire ad un testo (chiaramente scritto bene) uno spessore di per sè naturale, emozionante e coinvolgente. Ancora una volta, parte essenziale della narrazione (e della bellezza autentica di questo romanzo) è rivestita dall'impatto emotivo che avvolge ogni suo personaggio in modi diversi ed opposti, ma egualmente in grado di scuotere il lettore davvero in profondità.

È la storia struggente, complessa e dolorosa di una famiglia americana - gli Allbright - pronti a trasferirsi in Alaska, oramai ultima frontiera di un paese in via di trasformazione, per sfuggire ai fantasmi di un passato fin troppo presente e al dolore fisico e psicologico che non sembra conoscere tregua. In particolare, la Hannah segue la crescita della giovane Leni: una ragazza solitaria e indipendente, forte e coraggiosa, chiamata a crescere troppo in fretta ed essere inascoltata spettatrice di realtà che una bambina non dovrebbe mai conoscere. Attraverso pagine che scorrono avvolte da un silenzio tipico dei luoghi in cui la storia si svolge, la Hannah non si limita a raccontare avvenimenti o a sottolineare umane fragilità, ma permette al suo lettore di sentire sulla propria pelle ogni dolore, ogni parola sussurrata con rabbia e risentimento, ogni sbaglio e ogni decisione istintiva capace di cambiare in un istante lo scorrere impetuoso della nostra vita. È lì, proprio in Alaska, dove la civiltà ancora non ha fatto il suo ingresso, dove tutto sembra essere sospeso in attesa dell'inverno che la famiglia Allbright si troverà ad affrontare, ancora una volta, quegli stessi demoni da cui ha sempre cercato di fuggire fino a rendersi conto che il male non vive fuori dalla nostra porta e che, in molti casi, risiede proprio in chi avrebbe dovuto proteggerci, amarci sopra ogni cosa.

Il Grande Inverno è un libro che mi ha distrutto. Onestamente non mi aspettavo di trovarmi in lacrime e di non riuscire quasi a frenare quel pianto improvviso, eppure ci sono stati passaggi durante la lettura che mi hanno lasciata senza fiato con un forte peso sul petto che non se ne voleva andare. Non ci sono ritmi forsennati o improvvise curve a gomito. Non aspettatevi nemmeno continui colpi di scena o un pathos al cardiopalma perchè la scrittura della Hannah gioca su un piano più sensibile, profondo e inafferrabile da molti. Sono le emozioni a fare da padrone in una storia difficile e selvaggia, forte e dolorosa dove è la natura incontaminata ad essere specchio perfetto della fragilità umana che ci viene raccontata. Non esiste il giusto o lo sbagliato, la colpa o l'errore. Ci ritroviamo a giudicare un personaggio e, al tempo stesso, a capirne il suo comportamento senza fare alcuna fatica nell'immedesimarsi in scelte o decisioni che, altrimenti, ci sarebbero sembrate incomprensibili. Sensibilità ed empatia sono le chiavi di lettura che la Hannah utilizza in modo intelligente e mai scontato, arrivando a colpire il lettore in profondità e a giocare con quelle corde più nascoste che, magari, erano sconosciute perfino a noi. 

Quindi, sì, leggete Il Grande Inverno di Kristin Hannah. 

2 commenti

  1. Ne ho sentito parlare molto bene. Ma ancora non ho avuto occasione di leggerlo 🤗 vedremo quando arriverà la sua occasione 😊😊

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