[ RECENSIONE ] Vox di Christina Dalcher | Casa Editrice Nord

VOX di Christina Dalcher
312 pagine | €19.00 cartaceo
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Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne. [limite di 100 parole raggiunto]
Quante parole usiamo nell'arco di una giornata? L'Università del Texas di Austin ha rivelato che la cifra, in media tra uomini e donne, si avvicini alla soglia delle 16.000. In Vox - debutto distopico di Christina Dalcher -  alle donne è permesso di pronunciare solo 100 parole al giorno ed oltre solo il silenzio. 

Fin dalle prime pagine è chiaro il riconoscimento che la Dalcher intende fare al capolavoro degli anni ottanta di Margaret Atwood - Il racconto dell'ancella - ponendo alla base del suo romanzo alcuni peculiari elementi già conosciuti, ma riuscendo a costruire una storia potente e drammatica al limite di un orrore puramente psicologico che non può e non deve lasciare indifferenti! Ci troviamo nel Nord America in un'epoca futura non ben precisata dove la progressiva mancanza di un'identità politica salda e convincente, conduce al potere in modo sorprendente e repentino una compagine fino ad allora sconosciuta, figlia di un radicato estremismo religioso e di un maschilismo becero che avrebbe dovuto sconvolgere e scuotere, se non allarmare i suoi diretti destinatari.  
Questo chiaramente non è avvenuto. Sempre troppo pigri nel riconoscere gli errori di un passato che non dovremmo mai dimenticare in un presente che ci rifiutiamo di vedere. Fino a quando non sarà oramai troppo tardi. Vittime indicate di un'applicazione prettamente arbitraria delle Sacre Scritture sono le donne, peccatrici per antonomasia.

Donne svuotate anche del più elementare diritto. Non possono leggere, nè scrivere. Gesticolare o anche solo ammiccare con gli occhi. Non è permesso loro di avere un lavoro o cercare una propria indipendenza. Sono chiamate alla cieca sottomissione, casalinghe perfette e madri amorevoli che, in quanto tali, non necessitano nemmeno di avere una propria voce. Una realtà inquietante che Christina Dalcher ci presenta senza troppi giri di parole fin dalle prime pagine, spingendo il lettore ad una presa di posizione netta ed inevitabile. Sentimenti come rabbia, orrore e risentimento fanno subito breccia in un cuore puntualmente scalfito, lasciando, poi, spazio ad una lettura vorace e lineare sostenuta da uno stile linguistico diretto e onesto, senza filtri. È il potere della parola e del linguaggio quello che la Dalcher racconta in un romanzo che colpisce puntuale alla bocca dello stomaco come un pugno sferrato senza preavviso, lasciandoti inesorabilmente senza fiato.

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