[ RECENSIONE ] L'incubo di Hill House di Shirley Jackson | Adelphi

L'INCUBO DI HILL HOUSE di Shirley Jackson
233 pagine | 12.00€ cartaceo

Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice - e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. A tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo fornisce una risposta. Non è infatti la fragile e indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, prolungando l'esperimento paranormale in cui l'ha coinvolta l'inquietante professor Montague. È la Casa - con le sue torrette buie, le sue porte che sembrano aprirsi da sole - a scegliere, per sempre, Eleanor.


Non ho ricevuto così tanti avvertimenti di lettura come con
L'incubo di Hill House di Shirley Jackson e dire che di libri chiacchierati se ne trovano in questo Blog. Punti di vista non propriamente lusinghieri che mi hanno bombardata da ogni angolo, accompagnandomi in quello che è stato il mio primo approccio con questa acclamata scrittrice. Un consiglio spassionato: se un lettore si sta avvicinando ad una nuova e attesa lettura non ditegli che fa schifo. Dai, non è carino!

Partiamo da un primo assunto fondamentale e che - a quanto pare - ha ferito ben più di qualche lettore: L'incubo di Hill House non ha nulla a che fare con l'omonima serie TV. The Haunting of Hill House, infatti, trae solo ispirazione dalla creatura della Jackson prendendo chiaramente in prestito l'omonima casa infestata. E lì si ferma. Almeno lei (mi preme sottolineare) ha avuto il buon cuore di brillare in acume e fantasia, cambiando particolari e aggiungendo dettagli, non è vero Scott Thomas?

Avrete notato un leggero pizzicore polemico e avete completamente ragione. Secondo punto, L'incubo di Hill House non è un romanzo horror. Non ne ha le fattezze e nemmeno le finalità. Ci troviamo, invece, davanti ad un classico della letteratura gotica dove caratteristica fondamentale è l'ambientazione cupa, tenebrosa e particolarmente riflessiva. Un elemento  che risulterà essere imprescindibile in quell'immancabile gioco tra lettore e scrittore, sfociando in un progredire profondo che non crea immediato clamore. Al centro del quadro disegnato dalla Jackson regna la figura potente ed imperfetta della famigerata tenuta di Hill House in grado di sovrastare l'intero paesaggio circostante oltre al cuore e alla mente di chi ha la (s)fortuna di percorrere i suoi corridoi e soggiornare nelle sue stanze. Un destino inevitabile che accomuna i suoi impreparati protagonisti, in particolare la fragile ed ingenua (quanto evanescente) Eleanor Vance.

Stephen King - giusto per citare uno dei moltissimi scrittori che hanno subito l'influenza della Jackson - descrive stile ed approccio narrativo con poche ed inequivocabili parole « la Jackson non ha mai avuto bisogno di alzare la voce ». Con una scrittura classica e ricca di dettagli, infatti, Shirley Jackson riesce a condurre il suo lettore in un percorso ostile ed incerto dove gelo e buio si trasformano in una morsa silenziosa che non lascia traccia e scampo. Una lettura che non spaventa in modo plateale, che non si accontenta di un urlo strozzato o di un colpo di scena per molti scontato. La Jackson preferisce un approccio più sottile. Lei sussurra al tuo orecchio, si avvicina in modo lento ed affabile, ti conquista senza alcuna urgenza e ti colpisce nel momento di maggiore vulnerabilità. 

Sono d'accordo con King, ma per me qualcosa è mancato. Vi ho descritto Eleanor come un personaggio evanescente o forse avrei dovuto dire praticamente impercepibile. Tutti i personaggi, in realtà, non vengono mai presi di petto, mancano dettagli e quelle caratteristiche personali che avrebbero permesso empatia o immedesimazione, entrambe assenti sotto ogni punto di vista.

Una particolarità - a mio avviso - fondamentale che è stata tralasciata in modo pressoché incomprensibile e che crea un vuoto ancor più evidente nel procedere della lettura. Una mancanza parzialmente aggiustata da un'ambientazione che rispecchia in modo repentino lo stile gotico del genere in questione (buia e opprimente come mi aspettavo), ma non sufficiente a portare a compimento un ruolo che richiede attenzione, ansia e curiosità crescente. Perché una volta entrati in contatto con quell'oscurità, l'incontrovertibile fascino dell'ignoto iniziare a perdersi in parole e ripetizioni non necessarie, mancando personaggi in grado di evocarlo in ogni passaggio e al tempo giusto. Così al lettore resta ben poco in mano, se non il ricordo di quella soddisfacente sensazione iniziale.

2 commenti

  1. Come ho scritto su Instagram, la Jackson non fa per me. Ma sono contenta che almeno a te è piaciuto ☺️☺️☺️

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    1. Sì, ho letto pareri simili al tuo o vie di mezzo come la mia o ancora altri molto positivi. Sicuramente un libro molto chiacchierato.

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