LA FIGLIA DEL REICH di Louise Fein
480 pagine | €19.00 cartaceo
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Lipsia, anni Trenta. Hetty è una ragazza impetuosa e piena di entusiasmo, cresciuta nei luminosi valori di rinascita predicati dal Führer. Crede ciecamente in lui e nella sua visione di una grande Germania, come crede nell'affetto della sua famiglia, nella solidità del padre e nella sacra ambizione dell'adorato fratello Karl, che si è appena arruolato nella Luftwaffe. Le certezze di questo mondo perfetto cominciano a incrinarsi quando rivede Walter, che era stato il migliore amico del fratello ed è ormai bandito dalla loro casa. Perché Walter è ebreo. Ma agli occhi di Hetty resta il ragazzo gentile e affascinante che tanti anni prima l'aveva salvata dalle acque del lago, il solo che ancora adesso riesca a strapparle un sorriso e sembri interessarsi ai suoi sogni. Come può una persona così generosa essere perseguitata? Giorno dopo giorno, durante incontri segreti e fugaci, lui le svela gli aspetti oscuri del Reich, gliene fa conoscere il lato feroce e violento, la porta a interrogarsi sul vero significato dei principi a cui è stata educata. Hetty è confusa, diffidente, lacerata, ma quei loro appuntamenti diventano sempre più indispensabili. Per capire, per sfuggire all'atmosfera oppressiva che respira a casa e, forse, per innamorarsi per la prima volta.
Con buone probabilità non avrei mai incrociato questo romanzo senza quel prezioso consiglio caldamente indirizzato. È proprio vero, ci sono storie che ci arrivano addosso per caso, altre che vengono pubblicizzate in modo eccesivo e senza particolare merito. Poi, esistono quelle rare perle letterarie che - pur senza fare troppo rumore - sanno raccontare qualcosa di profondo, doloroso ed emozionante da cui scaturisce - in modo inevitabile - quella lacrima finale impossibile da fermare.
Per anni sono stata attratta da questo genere di romanzi incentrati sulla Shoah e ambientati durante il regime nazista. Leggevo praticamente qualsiasi cosa, senza pensarci nemmeno troppo. Nell'ultimo periodo, invece, dopo approcci non troppo entusiasmanti, mi sono promessa di frenare il mio facile entusiasmo, controllare gli acquisti d'istinto e muovermi di conseguenza. Perchè questa lettura, quindi? Cosa c'è di diverso nel romanzo della Fein? Ci troviamo davanti ad una storia forte ed emotiva capace di scorrere sotto i nostri occhi ad una velocità sorprendente, ma che non lascia mai la presa, anzi. Il lettore si trova quasi spinto a provare sensazioni diametralmente opposte che vanno dall'odio all'amore, dal perdono al più cieco risentimento. Ma non è solo questo, tra queste pagine c'è molto di più. Hetty è una figlia di Hitler, cresciuta in una perfetta famiglia ariana da un padre orgogliosamente nazista e una madre accondiscendente oltre ogni ragione, venera il Fuhrer quasi come un' entità superiore, giusta e perfetta, senza macchia. Abbraccia ogni sua parola senza porsi domande, resa quasi cieca da un lavaggio del cervello che gli adulti sanno operare senza nemmeno farsi scoprire.
Un pensiero incorruttibile frutto di una visione completamente distorta - eppure accettata - della società tedesca che verrà messo in discussione quasi per caso da un ragazzo che Hetty non ha mai dimenticato. Walter, il migliore amico di suo fratello, allontanato in modo incomprensibile dalla sua famiglia in quanto ebreo, che le salvò la vita solo pochi anni prima. Ed ora il mondo fino a quel momento conosciuto sembra essersi improvvisamente fermato, quasi capovolto. Cosa c'è di davvero reale nelle parole del Fuhrer? Quale male potrà mai nascondersi in quegli occhi così profondi capaci di scrutarla e conoscerla come nessuno mai ha fatto prima?
Queste persone, non più padri né fratelli né figli, sono belve che fiutano
l'odore del sangue, del potere, del caos. Lo smalto della civiltà si è scheggiato
e rivela la reale natura dell'uomo: una bestia feroce e selvaggia.
Un amore proibito che racchiude in quegli incontri clandestini e in quei baci rubati il peggiore dei crimini. Leggere le parole di Hetty è una presa di coscienza dolorosa e consapevole, il suo rendersi conto del male che può nascondersi tra le mura di casa e negli occhi di chi credevi invincibile e senza macchia. Cadono castelli di sabbia, tessere di un puzzle fino ad allora perfetto e fanno rumore, tanto. Hetty si trasforma lentamente sotto i nostri occhi e lo fa nel modo più intenso possibile: conosce per la prima volta l'amore e il suono sordo e solitario del sacrificio, affronta scelte da cui è impossibile tornare indietro. È un'evoluzione intima, forte, meravigliosa.
Rispetto ad una moltitudine di romanzi del genere, la Fein compie una scelta diversa e vincente: parlare della Shoah senza farlo davvero. Quello che la Fein regala ai suoi lettura è una storia intensa e ricca di dettagli accompagnata da uno stile fluido e particolarmente diretto con personaggi delineati in modo perfetto sullo sfondo storico dei primi anni trenta. È un affresco vivo e coerente in grado di descrivere gli albori del nazismo proprio in quell'esatto momento in cui ancora molto doveva essere ancora deciso e, forse, molto altro poteva essere altrimenti evitato.
Attraverso gli occhi sorpresi e confusi di Hetty, infatti, osserviamo quei primi segnali di un odio senza precedenti che avrebbe condotto alla morte di milioni di innocenti con la sola colpa di essere nati dalla parte sbagliata. Sono parole, gesti e azioni che lasciavano presagire qualcosa di tremendo all'orizzonte da cui tornare indietro, una volta mosso anche solo un passo in più, sarebbe stato impossibile. Ecco la forza di questo romanzo. Ecco perché dovete assolutamente leggerlo.
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