[ RECENSIONE ] Cambiare l'acqua ai fiori di Valérie Perrin | Edizioni E/O

 

CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI di Valerie Perrin
473 pagine | €18.00 cartaceo | Edizioni e/o

Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’Eleganza del riccio, perché come lei nasconde dietro un’apparenza sciatta una grande personalità e una storia piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale. Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime che parevano nere si rivelano luminose.


Quanto avete sentito parlare di questo romanzo?
Innumerevoli volte, immagino. Che dite, facciamo una in più?

Alla fine, sì, ci sono cascata anche io. Dopo mesi e mesi di belle recensioni e parole entusiasmanti
mi sembrava quasi di conoscere Violette Toussaint, eppure continuavo a fuggirle. Non si può piacere a tutti, mi dicevo. Tutto questo clamore nasconde qualcosa, me lo sento. Poi, pochi giorni fa, ho deciso di abbandonare per un solo istante la mia consueta testardaggine e me ne sono perdutamente innamorata. Nessuno dice mai che si può morire per averne avuto troppo spesso le palle piene. Questa è stata la prima frase che ho sottolineato tra le molte che, poi, sono seguite e che - secondo me - racchiude il successo di questo romanzo. La Perrin parla al suo lettore in modo schietto e repentino, senza fronzoli o particolari preamboli. Ci sbatte addosso il dolore più profondo che si somma a ferite di una vita passata che difficilmente si rimarginano fatta di paure e silenzi, di sacrifici e lacrime, di rimpianti e troppe recriminazioni. Violette è il centro esatto di ogni emozione. Eppure, è lei a dare comforto, a tendere la mano, ad aiutare il prossimo nel momento più difficile. Non si tira mai indietro. Una guardiana del cimitero atipica quella di Brancion-en-Chalon.

È lo stile adottato dalla Perrin a fare la differenza e a cambiare ogni prospettiva: diretto e repentino, a volte ironico e sarcastico, evolve insieme alla sua narrazione portando il lettore dal pianto alla risata e viceversa senza alcuna apparente difficoltà. Sa giocare in modo preciso e stuzzicante con ogni personaggio che è chiamato a calcare la scena principale e ad affiancare la sua ermetica protagonista. Li colora di una sfumatura quasi impercettibile a prima vista, ma capace di prendere forma, sostanza e ragione capitolo dopo capitolo, senza essere mai scontata o prevedibile.

Cambiare l'acqua ai fiori non si rivela subito, ma si costruisce tassello dopo tassello in un puzzle capace di destare sospetti, lasciarne altri in sospeso, tenere così viva - fino alla fine - l'attenzione e la curiosità del suo lettore. È una storia capace di sorprendere, senza dubbio. La Perrin vuol dar voce ad ogni personaggio - anche il più negativo - permettendogli di dare la sua versione, di aggiungere proprio quel piccolo pezzo in grado di stravolgere tutto, muovere la superficie e scoprire una luce che mai avremmo potuto immaginare. È una possibilità di redenzione, di responsabilità e amore insieme a  quel senso di umana speranza che si respira potente in un romanzo spietato e dolce al tempo stesso. 

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