[ RECENSIONE ] I demoni di Wakenhyrst di Michelle Paver

I DEMONI DI WAKENHYRST di Michelle Paver
304 pagine | €18.00 cartaceo

 A Wakenhyrst, un minuscolo borgo del Suffolk, sorge Wake’s End, un maniero dai tetti dissestati spruzzati di licheni arancioni e dalle finestre che si fanno a stento largo tra l’edera. Un posto fuori dal tempo, reso ancora più tale dalla Palude di Guthlaf, la landa selvaggia e intrisa d’acqua che circonda la tenuta. A Wake’s End, un tempo, vivevano Edmund Stearne, ricco proprietario terriero e stimato storico, e sua figlia Maude. Ma nel 1913 la sedicenne Maud Stearne vide il padre scendere i gradini con un punteruolo da ghiaccio e un martello da geologo e massacrare la prima persona che gli capitò a tiro nel modo più assurdo e raccapricciante. Internato in un manicomio, Edmund Stearne dedicò il resto della sua vita alla realizzazione di tre sbalorditivi dipinti. Opere che paiono uscite da un incubo: grottesche, macabre, malvagie… Opere che celano la chiave dell’omicidio? Nel 1965, per rispondere a questa domanda, la storica dell’arte Robin Hunter decide di contattare e interrogare l’ormai anziana Maude. La ricerca della risposta, tuttavia, trascina con sé altre domande. I fatti del 1913 hanno forse a che fare con il rinvenimento di uno spaventoso dipinto medievale chiamato l’Apocalisse, scoperto da Edmund nel camposanto di Wakenhyrst? E i diavoli raffigurati nella pala… sono loro la causa dell’inspiegabile e improvvisa perdita di senno dell’irreprensibile e stimato storico? O a farlo precipitare nel baratro della follia sono stati invece i demoni del suo passato?


Ed eccomi qui - ancora una volta in questo 2021 - a tirarmi le orecchie e a schiaffeggiarmi con una discreta soddisfazione (il che potrebbe suonare strano, ne convengo) dopo aver finito un libro che, in tempi non sospetti, avevo messo in wishlist  per poi cancellare pochi mesi dopo. Un errore enorme, imperdonabile.

Ma andiamo con ordine e partiamo dalla fine: se amate il genere gotico questo titolo sarà la vostra prossima lettura. Chiaro, lapalissiano, inequivocabile. Dovete leggere I Demoni di Wakenhyrst, non si accettano no come risposta. Sono molti i punti a favore di un romanzo che si lascia leggere con estrema facilità. È loquace, diretto, enigmatico. Gioca le carte giuste, le frecce al suo arco vengono scoccate in maniera rapida, precisa, senza ripensamenti. Un' ambientazione perfetta e in pieno stile british si lega al folklore e alla superstizione popolare che sembra quasi aleggiare tra le ombre della palude di Wake's End. È proprio qui che incontriamo per la prima volta Maud e Edmund Stearne nel momento esatto di un epilogo folle e - almeno in apparenza - privo di ragione che dovrà essere rivelato in tutta la sua umana efferatezza pagina dopo pagina. Conosciamo, quindi, fin da subito l'assassino, ma continua ad esserci ignoto vittima e movente. Proprio qui sta la bellezza autentica di questo romanzo: fare un passo indietro, percorrere gli eventi dalla loro imprevedibile origine e lasciarsi trasportare dalle loro inevitabili conseguenze. 

È una lettura famelica, senza pause. Michelle Paver gioca d'astuzia incatenando in modo letterale il suo lettore a quelle stesse pagine attraverso un geniale alternarsi tra la normale narrazione (incentrata sulla figura sfortunata e audace di Maud Stearne) e capitoli quasi memoriali che ci permettono di sbirciare tra le pieghe di una follia inarrestabile attraverso gli occhi e le parole del padre, Edmund Stearne. Un approccio senza dubbio intrigante che strizza l'occhio alla curiosità così tipicamente umana dove il soprannaturale fa la sua entrata in scena, smuove anche le carte in gioco e stuzzica ben più di una sensazione, ma non è mai il protagonista principale. In realtà, ci ritroviamo sul ciglio di un baratro senza fine in quel confine per nulla netto nè tantomeno certo tra follia e realtà, tra ragione e insanità mentale.

Dove finisce la verità ed incomincia la pazzia? Michelle Paver compie un lavoro di studio storico e familiare notevole ponendo molta attenzione sulle sfaccettature umane e psicologiche di ogni personaggio senza mai lasciare nulla al caso o niente di intentato. Ecco che l'empatia gioca un ruolo essenziale correndo su un doppio binario di luci ed ombre, di bene e male riscoprendo la medesima forza, tenacia e coinvolgimento. La struttura narrativa è senza dubbio potente e d'impatto, capace di riflettere la condizione storica narrata e toccata da più punti di vista, in particolare quello femminile. Ci sono passi, infatti, che lasciano il freddo nel cuore, agghiaccianti anche nel solo essere pensati. È straziante sentirli pronunciare dalla bocca di un padre verso una figlia che si illudeva di essere importante per chi, in fondo, l'aveva messa al mondo e, invece, era considerata solo un ostacola, qualcosa da superare e lasciare indietro, brutta ed indesiderabile, pigra e priva di immaginazione. Sì. ho odiato Edmund Stearne con ogni fibra del mio corpo!

E se una scrittrice riesce a scatenare emozioni così contrastanti senza perdere contatto con la realtà raccontata, allora, sì, per mio gusto personale, merita, merita eccome. Perchè, dai, ammettiamolo: che noia quei romanzi senza ombre, un po' di pepe e qualche personaggio umanamente detestabile. Ben vengano, quindi,  personaggi come Edmund Stearne.

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