TI CERCHERO' OVUNQUE TU SIA di Ronald H. Balson
388 pagine | €19.60 cartaceo
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Polonia, 1939. Da quando a Lublino sono attraccate le navi con la svastica, nulla è più come prima. Lo sa bene Eli che, insieme alla moglie Esther e al figlio, è stato costretto ad abbandonare la sua casa e a cucire sul cappotto la stella di David. Portare quel simbolo sul petto è una condanna, ma Eli è determinato a fare di tutto per proteggere la sua famiglia. Persino a collaborare con Max, un imprenditore nazista che gli promette la salvezza in cambio del suo lavoro. Ormai sono passati molti anni dalla guerra. Eli e suo figlio sono sfuggiti alla morte scappando negli Stati Uniti, ma non hanno dimenticato il sorriso di Esther, portata via per sempre proprio dall'uomo che aveva giurato di tenerli al sicuro. Eli non può e non vuole dimenticare quel sorriso. È la ragione che gli permette di lottare ogni giorno. Perché tutto l'orrore che ha vissuto non è riuscito a intaccare il suo senso di giustizia, e ora è arrivato il momento di dare la caccia a Max.
Ho scoperto Ronald H. Balson qualche anno fa e fu amore a prima lettura. Prima con Volevo solo averti accanto e poi con Ogni cosa è per te ho riscontrato una forza emotiva non propriamente comune insieme ad una coerenza storica sempre credibile e mai banale, scontata o ripetitiva. Ecco perché non potevo proprio lasciarmi sfuggire la lettura del suo nuovo romanzo uscito lo scorso 17 marzo, Ti cercherò ovunque tu sia.
Te l'ho detto Eli. Prima ci marchieranno per separarci dalla società,
Questa storia si estende attraverso più decenni dagli anni '30 dell'invasione nazista e la metà degli anni '40 della liberazione dei primi campi di concentramento fino ai più recenti anni sessanta in terra americana con risvolti che potrebbero apparire distaccati, quasi estranei alla narrazione, ma in grado di svelare evoluzioni interessanti accompagnati da piccoli colpi di scena. Eli è il protagonista di questa storia, anzi no. Vera protagonista è una promessa fatta agli inizi di una guerra ancora imprevedibile guardando negli occhi spaventati e privi di speranza l'amore di una vita intera, ora perduta e non ancora ritrovata. Non un romanzo d'amore in senso stretto, ma una testimonianza di speranza, forza e tenacia. Un buon romanzo storico che risulta coerente con l'epoca narrata (l'invasione nazista di Lublino, il campo di concentramento di Buckenwald, la vita dei prigionieri liberati nell'immediato dopoguerra) pur prendendosi qualche licenza poetica che - in ogni caso - non fa perdere contatto con la narrazione capace di scorrere veloce, senza particolari difficoltà, in modo chiaro e non artefatto. Balson non vuole sconvolgere il lettore, ma portarlo al centro di una storia intensa, credibile, realistica. Eppure, questo fa un po' male dirlo, qualcosa è mancato.
Le lacrime, ad esempio. Sì, lo so, non è un fattore imprescindibile di solito. Eppure con Balson è sempre stato un appuntamento fisso. Lacrime che erano, poi, naturale evoluzione di una forza emotiva inaspettata e sorprendente, capace di toccare le corde giuste, di stringerle e poi rilasciarle al momento più opportuno. In questo romanzo, non sono riuscita a percepire quella forza. Soprattutto nel salto temporale tra il 1946 e il 1965 dove netto è il passaggio di ruolo, personaggi ed ambientazioni mi è mancato quel guizzo emotivo che solitamente spinge oltre il limite. Qui a malapena sono riuscita ad afferrarne qualche sporadica ombra.
Al netto di questo qualcosa che mi sarei aspettata di trovare - abituata ad un certo approccio dello scrittore nei confronti della storia e dei suoi personaggi - Ti cercherò ovunque tu sia rimane una bella lettura che mi sento di consigliare, in ogni caso. Questo perchè Balson sa il fatto suo, ha uno stile inconfondibile, culla il lettore e sa accompagnarlo per mano, pagina dopo pagina. Non ai livelli dei precedenti, questo devo dirlo, ma un buon tassello per conoscere uno scrittore poco chiacchierato (a mio avviso in modo incomprensibile), ma che merita di essere letto e condiviso.
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