LE CINQUE DONNE - La storia vera delle vittime di Jack lo Squartatore di Hallie Rubenhold
378 pagine | 19.00€ cartaceo
Neri Pozza | Link Affiliato Amazon
Chi erano, quindi, Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane?
Ho voluto chiederlo qualche giorno fa ai miei lettori su Instagram ed il 57% ha scelto la prima opzione: prostitute. Semplice, vero? Affatto, in quando assolutamente errato. In realtà, delle cinque donne barbaramente uccise nel sonno - da cui si denota la profonda codardia dell'uomo prima dell'assassino - da Jack lo Squartatore solo una (Mary Jane) esercitava il mercimonio, le altre avevano alle spalle una storia complessa, sofferente e dolorosa a cui nessuno - in quanto donne - era evidentemente interessato!
Londra, 1988. È lo sfarzo incontrollabile dell'età vittoriana con cui la Rubenhold apre la sua argomentazione, mettendo subito sotto i riflettori tutte le incongruenze, le contraddizioni e le profonde discriminazioni delle due facce contrapposte della capitale britannica. Lusso e povertà, concessioni e negazioni. Qui troviamo la classe lavoratrice: costretta a turni massacranti per portare a casa quello che sarebbe a malapena servito a mettere insieme il pranzo con la cena, a subire vessazioni ed angherie, a non vedere alcun futuro se non l'indomani, ad osservare i propri figli morire per malnutrizione. In questo contesto, è la donna ad essere la voce inascoltata, a dover subire il peso di una responsabilità incontrollabile, ad essere lasciata sola tra le braccia di un destino inevitabilmente segnato.
Portava a una sola soluzione: che lei fosse una aberrazione, un fallimento e, cosa inevitabile,
avrebbero dato per scontato l'immoralità sessuale.
Le storie delle cinque vittime di Jack lo Squartatore sono accomunate dall'abuso incontrollato di alcol, una dipendenza che non lasciava scampo che è anche segno evidente di una vita oramai perduta fatta di perdite ed abbandoni, di profondo dolore ed altrettanto rimorso. Eppure la società maschilista e borghese dell'epoca non si è mai interessata alla loro vita e al loro passato, non ha mai spiegato chi fossero o cosa avessero subito nella loro così breve e tormentata esistenza, non si è mai posta una sola domanda a difesa di quella incomprensibile perdita. Una donna che si trovava per strada, da sola, senza una protezione maschile, non poteva sopravvivere e non aveva modo di farlo se non attraverso la vendita del proprio corpo. L'accurato lavoro storico condotto dalla Rubenhold parte proprio da questo profondo ragionamento logico, sessista e maschilista per indagare su chi fossero queste donne, cosa avessero subito queste madri, quali profonde cicatrici avessero segnato il cuore di queste mogli. Fragili esseri umani, prima di tutto. Ma quello che stupisce ancora di più è che nessuno - nei secoli a venire - si sia mai interrogato su quelle morti, come a dare per scontato che quanto messo nero su bianco - basato su supposizioni prive di fondamento - fosse la sola e unica verità. Preferendo, invece, innalzare il mito di un macabro assassino, un uomo sì privo di morale, codardo nei modi e, probabilmente, privo di moventi. Ancora oggi il nome di Jack lo Squartatore è riconosciuto e le sue gesta generano fascino e curiosità. Chi si ricorda, invece, i nomi delle donne che ha ucciso? Nessuno - direbbe qualcuno - erano prostitute. Se la sono cercata, aggiungerebbero altri. Per caso, questo, vi suona familiare?
Al netto di alcune parti che - forse - avrei reso più fluide e che per quel breve tratto rischiano di appesantire la lettura, quello che ho avuto tra le mani è stato qualcosa di completamente nuovo, inaspettato ed imprevedibile. Non sono abituata a leggere non fiction e molto volte sono stata frenata da un non spiegabile senso di pesantezza, eppure la Rubenhold si è dimostrata subito in grado di convincere anche la lettrice più reticente! Sì, a conti fatti, sembra quasi di leggere un romanzo. Poi ti devi fermare a pensare e comprendi come quanto accaduto a queste donne stia effettivamente succedendo ancora oggi in molte parti del mondo: donne che vengono messe a tacere, donne vittime di violenza che vengono fatte sentire colpevoli, giudici maschilisti che dipingono la realtà a loro piacimento, donne violate una seconda volta senza possibilità di appello. Ho letto queste pagine con una rabbia difficile da controllare che non riuscirei nemmeno a spiegarvi con esattezza.
Per questi motivi e per molto altro che qui non posso dirvi, voglio consigliarvene la lettura. Il modo più giusto per riconsegnare quel pizzico di dignità che la vita e, poi, la morte ha tolto a Polly, Annie, Elizabeth, Kate, Mary Jane e a tutte le voci non ascoltate dei giorni nostri.
Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo
Credo che grazie a questa recensione lo prenderò!
RispondiEliminaIn effetti poco si è parlato di chi fossero le vittime di Jack, dando sempre troppa attenzione più a lui ed al suo modo di operare che ad altro, quindi forse ricordare chi fossero queste povere donne potrebbe essere un po’ un riscatto!
Ciao Chiara, ma grazie per la fiducia! Hai ragione: un piccolo riscatto anche femminile se consideriamo che, purtroppo, anche oggi in caso di violenza si vuole sempre trovare una giustificazione nel carnefice e una colpa nella vittima. Buona lettura, allora!
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