[ RECENSIONE ] Io sono l'abisso di Donato Carrisi | Longanesi

IO SONO L'ABISSO di Donato Carrisi
384 pagine | 22.00€ cartaceo

Sono le cinque meno dieci esatte. Il lago s'intravede all'orizzonte: è una lunga linea di grafite, nera e argento. L'uomo che pulisce sta per iniziare una giornata scandita dalla raccolta della spazzatura. Non prova ribrezzo per il suo lavoro, anzi: sa che è necessario. E sa che è proprio in ciò che le persone gettano via che si celano i più profondi segreti. E lui sa interpretarli. E sa come usarli. Perché anche lui nasconde un segreto. L'uomo che pulisce vive seguendo abitudini e ritmi ormai consolidati, con l'eccezione di rare ma memorabili serate speciali. Quello che non sa è che entro poche ore la sua vita ordinata sarà stravolta dall'incontro con la ragazzina col ciuffo viola. Lui, che ha scelto di essere invisibile, un'ombra appena percepita ai margini del mondo, si troverà coinvolto nella realtà inconfessabile della ragazzina. Il rischio non è solo quello che qualcuno scopra chi è o cosa fa realmente. Il vero rischio è, ed è sempre stato, sin da quando era bambino, quello di contrariare l'uomo che si nasconde dietro la porta verde. Ma c'è un'altra cosa che l'uomo che pulisce non può sapere: là fuori c'è già qualcuno che lo cerca. La cacciatrice di mosche si è data una missione: fermare la violenza, salvare il maggior numero possibile di donne. Niente può impedirglielo: né la sua pessima forma fisica, né l'oscura fama che la accompagna. E quando il fondo del lago restituisce una traccia, la cacciatrice sa che è un messaggio che solo lei può capire. C'è soltanto una cosa che può, anzi, deve fare: stanare l'ombra invisibile che si trova al centro dell'abisso.


Per me Carrisi è come il canto delle sirene. Puoi anche provare a resistere, legarti all'albero maestro ed indossare un bel paio di cuffie ultimo modello, ma l'esito finale sarà sempre lo stesso. Succede sempre, è inevitabile. Così, una volta terminata la lettura di La casa delle voci ero già pronta a ripartire con il solito conto alla rovescia. Non posso nasconderlo, le mie aspettative erano altissime. Purtroppo (e certo di questo non posso fare alcuna colpa a Carrisi) Io sono l'abisso è arrivato in un momento personale davvero difficile. Non sono riuscita - come spesso accade - a terminare la lettura in poco più di 48 ore, anzi. Ci sono voluti giorni di pausa e una doverosa rilettura. Ad ogni modo, le sensazioni che mi avevano colto all'inizio si sono riproposte: non era esattamente quello che mi sarei aspettata di trovare. 

Sì, mi è piaciuto, anche se questa volta c'è un ma.

Io sono l'abisso si presenta come una storia abbastanza lineare. Non si prova quella claustrofobia mentale propria dei suoi precedenti romanzo (come Il Suggeritore o Il gioco del labirinto), non si viene travolti da quella familiare confusione che stravolge ed ammalia allo stesso tempo. Quella che viene raccontata è una storia che fa male per la sua evidente realtà, per quell'appiglio costante con il nostro vissuto e quella quotidianità che riconduce ogni giorno ad efferati fatti di cronaca.

Donato Carrisi affronta tematiche sociali quanto mai attuali. Si parla di violenza sulle donne e di femminicidio, di profonde ferite inferte su persone incapaci di difendersi. Lo fa attraverso tre punti di vista molto diversi; personaggi che non avranno mai un nome e che si troveranno a percorrere un destino comune, tracciato in un passato più o meno recente capace di lasciare dietro di sè cicatrici profonde che non potranno essere facilmente cancellate. Il male è un cerchio e Donato Carrisi riesce a tracciarlo in tutta la sua imperturbabile perfezione.

La discesa in quel buco sul pavimento della cucina.
Mano nella mano, un gradino alla volta.
Docile, senza protestare: chi ti vuole bene non può farti del male.

Cosa è mancato, quindi? Pur avendo apprezzato questo risvolto sociale (quasi una denuncia verso cui Carrisi si spinge con evidente chiarezza) capace di creare un distacco dai suoi precedenti romanzi, non sono riuscita a scorgere la medesima intensità negli eventi e nei colpi di scena proposti, né quella bramosa attenzione psicologica che mi aveva sempre colpita e affondata ad ogni lettura. Mi è mancata l'empatia con buona parte dei suoi personaggi; ad eccezione dell'uomo che puliva con cui ho sentito fin da subito un legame particolare che non riuscivo a decifrare, diventando sempre più chiaro nella seconda parte del romanzo. E questa volta non sono riuscita a percepire quella connessione pungente con il male da cui sono rimasta colpita nella sua inevitabile emotività, pur vivendolo quasi da estranea come fossi uno spettatore tenuto a distanza dalla scena principale.
Ma esiste davvero un carnefice in questo romanzo? Non so dirlo con certezza. Credo che il male raccontato da Carrisi sia il più complesso ed enigmatico da afferrare, figlio di scelte sbagliate che hanno portato ad altre ancora più sbagliate. Un genere di male che lo scrittore sa raccontare con una semplicità ed un trasporto emotivo capace di sorprendere. Vive accanto a noi diventando quasi invisibile, si cela dietro sguardi benevoli o esistenze che appaiono ai nostri occhi distratti quasi banali, non riusciamo a riconoscerlo fino a quando è troppo tardi, oramai. In molti casi, sono uomini e donne ancor prima lacerati dal dolore della solitudine, della violenza e dell'abbandono. Un destino difficile da combattere perchè loro quel male lo hanno subito, lo hanno vissuto e respirato, lo hanno amato e bramato come un veleno irresistibile. È letale, ma è anche il solo modo che conoscono.

Al netto di alcune scelte narrative prevedibili ed un finale in grado di rivelare una verità che - anche questa volta - non avevo previsto del tutto (seppur troppo affrettato in modo poco comprensibile), risuona forte lo stile di Carrisi in un romanzo che è chiamato più scuotere cuore e coscienze che a confondere le carte in tavola e a giocare con la mente dei suoi lettori.

3 commenti

  1. Carrisi rientra tra i miei autori italiani (e di thriller) preferiti, e ogni sua uscita la aspetto con entusiasmo e curiosità. Come spesso (per non dire sempre) accade, un libro può ricevere pareri nettamente opposti, e infatti su questo sto leggendo sia opinioni super positive che altre del tipo "bello, ma...".
    io conservo sempre aspettative piuttosto alte su carrisi, e credo proprio che al più presto mi farò guidare dalla curiosità e inizierò anche questo suo ultimo romanzo.
    Certo, quando non si entra in empatia con i personaggi, è un bel dilemma, perchè alla fine un libro può essere scritto bene quanto vuoi, ma se non entri in sintonia...

    Vedremo ^_-

    ciao!!

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    Risposte
    1. Ciao Angela,
      per me Carrisi è l'emblema della comfort zone. Amando il genere thriller psicologico, per me non ha eguali. In questo libro, si è discostato dai suoi precedenti lavori e un po' quel gioco mentale mi è mancato. Ma assolutamente una lettura molto piacevole.

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  2. Ho appena iniziato la lettura di "Io sono l'abisso" e si comprende subito che questo romanzo si discosta dai precedenti lavori di Carrisi. Nessun labirinto psicologico e una struttura narrativa più lineare almeno nei primi capitoli.L'uomo che puliva mi affascina e il suo passato è intrigante. Il Male, questa volta, ha contorni meno definiti e forse più incisivi. Mi aspetto, nel proseguo della lettura, una svolta che laceri la mia anima da lettrice fedele del grande Carrisi :)

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