[ RECENSIONE ] La canzone di Achille di Madeline Miller | Marsilio

LA CANZONE DI ACHILLE  di Madeline Miller
382 pagine | €11.00 cartaceo


Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d'armi – due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride.


Dopo aver scoperto la scrittura di Madeline Miller con Circe - trovate la recensione qui - ho capito che la mitologia greca può essere sensazionale, adrenalinica, avvincente e sensuale come qualsiasi altro romanzo in grado di catturare il nostro sguardo a prima vista. Non c'era nulla della pesantezza e della noia provata durante le lunghe, ripetitive, estenuanti lezioni di epica. Tutte uguali: lettura, parafrasi, esposizione. No, nulla di tutto questo. La Miller fa la scelta più giusta unendo alla sacralità delle gesta eroiche raccontate la modernità di un linguaggio pur sempre coerente, mai fuori dallo schema, eppure accattivante, curioso al punto giusto e mai fine a sè stesso. Se avete amato Circe, credetemi, La canzone di Achille sarà come una freccia inaspettata scoccata dalle mani dell'infallibile (o almeno così dicono) Cupido. Un amore a prima lettura, sorprendente, emozionante e atteso.

Aveva davvero pensato che non lo avrei riconosciuto?
Lo riconoscerei anche solo dal tocco, dal profumo, lo riconoscerei anche se fossi cieco,
dal modo in cui respira, da come i suoi piedi sferzano la terra.
Lo riconoscerei anche nella morte, anche alla fine del mondo.

Cosa vi viene in mente se vi dicessi guerra di Troia? Elena e Paride, probabilmente. Quell'amore irrefrenabile che ha condotto Paride ad una scelta incosciente capace di segnare il destino di molti uomini. Alcuni di voi menzionerebbero Achille e la sua forza indomabile, ma quanti ricorderebbero il giovane Patroclo? Una figura a cui non prestare troppa attenzione, nemmeno io l'ho fatto. Un uomo negato per molti secoli insieme a quel rapporto che non doveva essere menzionato, che non poteva macchiare l'eroe, che doveva essere taciuto e a cui - ancora oggi da più parti - viene rifiutato il suo vero nome.

Achille e Patroclo si sono amati per tutta una vita, si sono protetti da uomini e dei, compresi nelle loro fragilità, difesi dinanzi ad una profezia che non permetteva vie d'uscita e sacrificati fino alla fine, fino all'ultimo ed eterno respiro.

È proprio Patroclo la voce narrante di questo romanzo. Attraverso un approccio che muta in crescendo, anno dopo anno, entriamo nella storia attraverso una strada inesplorata, mai percorsa prima, capace di sorprenderci al momento opportuno, di mettere in gioco forti emozioni e mostrare qualcosa di diverso che va ben oltre la leggenda, l'onore, il coraggio e l'orgoglio di uomini, eroi e dei. Chiaramente non posso dirmi sorpresa dalle vicende - essendo queste ben conosciute, scritte e cantate oramai da secoli - e parlare di spoilers sarebbe quanto mai esagerato, ma la lettura che avrete tra le vostre mani non vi lascerà indifferenti, anzi. Sgorgherà in modo impetuoso, inafferrabile, senza freni. Pur immersa in un'atmosfera di guerra, di dolore e distruzione, la Miller adotta un approccio delicato e sensibile, si lascia sfiorare come un fiore appena colto e ci permette di assistere ad un'evoluzione narrativa in grado di sorprendere, di emozionare. E stiamo parlando di un esordio.

Proprio nel suo finale è racchiusa la più autentica meraviglia di questo romanzo. Sono parole di straziante agonia quelle che scaturiscono dal cuore di Patroclo, condannato ancora una volta dalle decisioni di uomini spietati, senza cuore, nati nell'inganno e cresciuti nell'odio più cieco e sfrontato. La Miller è riuscita a dare corpo e voce ad ogni suo personaggio, rendendo giustizia ad alcuni e dando infamia ad altri. Ma con Patroclo, in particolare, si è spinta ben oltre. Di lui si può facilmente immaginare la fisionomia - soprattutto se paragonata a quella di Achille - e il suo tono di voce in grado di essere amabile, premuroso e tagliente, ma anche fragile e sottile al tempo stesso, però quello che colpisce davvero è la sua anima in grado di scaturire orgogliosa, piena e autentica pagina dopo pagina.

La canzone di Achille è sostanzialmente un profondo atto di sacrificio e devozione in grado di racchiudere un messaggio autentico molto forte che lascia le spiagge di Troia per arrivare fino ai giorni nostri a testimonianza di come nell'amore non ci possa essere mai nulla di diverso o di sbagliato, ma solo qualcosa di incredibile, coraggioso e umano.

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