[ RECENSIONE ] La mamma si è addormentata di Romy Hausmann

LA MAMMA SI È ADDORMENTATA di Romy Hausmann
350 pagine | €16.90 cartaceo

Era solo una ragazzina di quindici anni quando è stata condannata per un crimine atroce, di cui si è sempre dichiarata innocente. Adesso Nadja è una donna adulta e ha ormai scontato la sua pena. Non chiede altro che una vita normale, e quel lavoro anonimo come assistente in uno studio di avvocati sembra l'unico modo per tenere a bada gli incubi e il panico che la assale all'improvviso. Un'esistenza grigia e ripetitiva che però la fa sentire protetta. Ma un giorno, inaspettatamente, la morte rientra di nuovo nella sua vita. Laura, la moglie del suo capo, l'unica persona che le abbia mai dimostrato amicizia, ha commesso un tragico errore, un errore che è finito nel sangue. Adesso potrebbe perdere tutto: suo marito, sua figlia, le sue sicurezze. Nadja sa bene che cosa significhi. Ma sa anche che aiutarla la renderebbe sua complice. Mentre si dirige nei boschi dello Spreewald con un carico inquietante nel bagagliaio della macchina, non può certo immaginare che quel luogo popolato di oscure leggende diventerà teatro di una caccia spietata. Qualcuno sta cercando di trascinarla in un gioco perverso e Nadja capirà ben presto che il suo passato sanguinoso potrebbe fare di lei la vittima perfetta. O l'assassina perfetta.


Ho iniziato questo romanzo due volte a distanza di qualche mese e - considerato la mia predilezione per il thriller - già questo doveva dirmi qualcosa. Ci ho riprovato credendo ad una qualche strana congiunzione astrale negativa, ma il risultato - purtroppo - si è rivelato essere ben lontano dalle mie aspettative. Eccolo qui, il più classico degli scenari, dopo aver amato il primo romanzo di Romy Hausmann - La mia prediletta - in questo non sono riuscita a trovare lo stesso pathos, la medesima adrenalina, quell'approccio mentale che mi aveva conquistata fin dalle prima pagine.

Con La mamma si è addormentata, infatti, sembra quasi che la scrittrice voglia rendere la storia complessa di proposito come a voler spingere in modo forzato  su un acceleratore ideale che non trova mai la presa. La narrazione si alterna sotto vari punti di vista, tra passato e presente, con inserimento di vari personaggi (alcuni aggiunti quasi a casaccio) forse sperando in tal modo  di dare una forma coinvolgente (affascinante mi pare un tantino eccessivo) ad un quadro generale di per sé confuso, a tratti precipitoso e ben poco realistico. Speranza vana, è giusto precisarlo. La trama di per sé poteva risultare anche promettente, ma quello che è mancato è decisamente troppo per dare merito ad una scrittura che sì scorre piacevolmente, ma che - a conti fatti - lascia ben poco in mano al suo lettore. I personaggi d'altronde non sono credibili, men che meno le loro scelte. Al netto di Nadja il cui il passato viene parzialmente rivelato e le sue ragioni possono, a voler essere volutamente generosi, anche trovare giustificazione, altri creano dinamiche al limite del surreale. Compiono scelte poco probabili e si muovono in modo troppo freddo e schematico senza l'emotività che ci  si potrebbe aspettare da dei non addetti al settore criminale.

Cosa si salva, quindi?  Senza dubbio la scrittura della Hausmann viene in soccorso riproponendo molti degli elementi positivi riscontrati nella precedente lettura. Lo stile, invece, viene in parte macchiato da quelle mancanze narrative che non possono non saltare all'occhio. Perché, credetemi, non rendersi conto della sostanziale differenza tra i due romanzi di Romy Hausmann è praticamente impossibile. Che poi, badate bene, la trama non sarebbe affatto male, il fulcro evolutivo è anche interessante, le pedine ci sarebbero tutte, peccato che vengano mosse in modo assolutamente incoerente e - forse ancora peggio - non credibile. Sì, certo, è un romanzo, ma quello che da sempre mi affascina in questo genere è la possibilità del reale, di come quello che viene raccontato possa effettivamente accadere attraverso personaggi con cui è anche facile immedesimarsi e che non sono certo delle banali caricature. 

E poi, gli intrecci creati sembrano eccessivi, non sono naturali, non sembrano nemmeno effettivamente pensati, come ad essere messi lì apposta per creare confusione, ma senza lasciare addosso al lettore quella meravigliosa sensazione di pura e semplice soddisfazione che la sottoscritta si aspetta ogni volta lasciata indietro quell'ultima fatidica pagina. Ed è qui che casca l'asino, signori lettori e signore lettrici. Perché c'è una cosa che proprio non riesco a perdonare: la banalità del perbenismo ostentato insieme alla versione più noiosa politamente corretto. Ecco, non posso chiaramente entrare nel dettaglio, ma posso assicurarvi che, senza dubbio, mi meritavo qualcosa di meglio.

A cuore aperto e per concludere una recensione di accurata delusione, non so dirvi che fine abbia fatto, ma questa non è certamente quella Romy Hausmann conosciuta (e dalla sottoscritta apertamente consigliata) con La mia prediletta. Che quello sia stato un caso solitario? Non saprei dirlo, ma se siete avvezzi al genere in questione o anche solo vi piace bazzicare da quelle parti, andate oltre, sorpassate l'ostacolo, risparmiate i vostri soldi. Per i miei, ahimè, oramai è troppo tardi.

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