PER NON DIMENTICARE : Sonderkommando Auschwitz di Shlomo Venezia | Rizzoli

 
SONDERKOMMANDO AUSCHWITZ di Shlomo Venezia
235 pagine | €12,00 cartaceo

Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana; è uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l'incarico di far funzionare la spietata macchina di sterminio nazista. Gli uomini del Sonderkommando accompagnavano i gruppi di prigionieri alle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri, estraevano i denti d'oro, recuperavano oggetti e indumenti negli spogliatoi, ma soprattutto si occupavano di trasportare nei forni i corpi delle vittime. Un lavoro organizzato metodicamente all'interno di un orrore che non conosce eccezioni...

Quella di Shlomo Venezia è una testimonianza rara, una di quelle che più di ogni altra - secondo il pensiero disumano del regime nazista - non sarebbe mai dovuta uscire oltre i cancelli di Auschwitz-Birkenau. Sonderkommando Auschwitz prende spunto da una lunga intervista rilasciata da Shlomo. Lui, come accaduto a molti altri sopravvissuti ai campi di sterminio, negli anni immediatamente successivi alla liberazione si chiuse dietro un prolungato silenzio che fu spezzato nel 1992 quando attorno a sé percepì echi familiari, segni inconfondibili di un orrore umano che, forse, ancora, molti faticavano a riconoscere o ancora peggio ad accettare. In questo libro, Shlomo Venezia parte proprio dalle origini quando Salonicco, la sua città di origine, fu prima invasa dai fascisti e dai nazisti, poi. Quando le conseguenze più impensabili che seguirono all'emanazione delle leggi razziali iniziarono a farsi sentire anche in Grecia, spezzando il popolo ebreo come mai prima di allora. 

Ma cosa era il Sonderkommando? Un commando speciale che ad Auschwitz - ma anche in altri campi di concentramento in forma minore - stava ad indicare un numero non ben precisato di prigionieri ebrei con lo specifico compito di portare avanti la macchina di sterminio nazista. Avevano scelta? No, non ne avevano. Qualcuno non resse e preferì togliersi la vita, altri continuarono giorno dopo giorno perchè quella (per quanto sia difficile comprendere) era la loro unica possibilità di vivere, sopravvivere in un inferno che vedevano compiersi davanti ai loro occhi, senza sosta, senza eccezioni. Shlomo Venezia era uno di loro. In questo libro, testimonia la verità delle camere a gas e dei crematori, descrivendo in modo diretto e dettagliato quali fossero i suoi compiti: accompagnare i prigionieri allo spogliatoio, svestirli ed evitare qualunque tipo di reazione, condurli alla camera a gas, tagliare i capelli alle donne ed estrarre i denti d'oro dai cadaveri, trasportare i corpi delle vittime fino ai forni crematori. 

La loro morte era stata tutto tranne che una morte dolce. Era una morte immonda, sporca.
Una morte forzata, difficile e differente per ognuno di loro.

Non credo possa esistere una parola per descrivere esattamente quello che quegli occhi hanno visto, gli odori percepiti, la reazioni di ogni corpo dinanzi ad una morte violenta e tutt'altro che repentina. Le scene riportate fanno male. Messe nere su bianco senza troppi giri di parole come un ricordo così vivido da cui è impossibile fuggire. Ho pianto, tante volte. Ho sentito nel petto un doloro sordo che non so come spiegare. Anche ora mi trovo con gli occhi lucidi, a scrollare la testa, incapace di comprendere come l'essere umano sia riuscito ad essere così spietato, senza anima. Non soltanto per la violenza estrema priva di alcuna giustificazione, ma anche per il divertimento provato nel togliere la vita ad un innocente, la derisione, l'evidente codardia, un sadismo spietato che non prevedeva alcuna eccezione, nemmeno di fronte ad un neonato strappato miracolosamente alla morte e messo a tacere in quanto colpevole di essere nato ebreo, di essere parte di una razza inferiore che doveva essere eliminata.

Quella che state leggendo non è una recensione, ma pensieri che hanno affollato la mia mente durante la lettura e che continuano a farlo anche ora e ogni volta che il termine razza, razzismo, antisemitismo, negazionismo viene pronunciato ad alta voce senza nemmeno un briciolo di vergogna. Ecco perché non smetterò mai di parlarne, di consigliare questo genere di lettura, di spronare anche uno solo di voi ad ascoltare queste testimonianze preziose che presto, purtroppo, non ci saranno più. E allora, come detto recentemente da Sami Modiano, siamo noi a dover continuare a testimoniare, a parlare di quanto accaduto, a non essere messi a tacere da quanti vorrebbero cambiare la storia, edulcorarla, renderla più leggera.

Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda,
il mio spirito torna sempre nello stesso posto. E' come se il "lavoro" che ho dovuto fare laggiù
non sia mai uscito dalla mia testa... Non si esce mai, per davvero, dal Crematorio.

No, lo sterminio nazista non deve essere dimenticato, così come non deve essere passato nel silenzio il regime in Iran e la sua innegabile violenza, la guerra in Ucraina e quelle di mille altre luoghi lontani in questa terra, ogni genere di dittatura camuffata in vuota democrazia, ogni parola che possa legittimare anche la più piccola azione di discriminazione verso il prossimo. Tutto questo serve per non dimenticare quello che la storia è chiamata a fare: insegnare affinché ciò che ha cancellato il senso di umanità dal nostro passato non vada a distruggere anche il nostro futuro. 

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