[ RECENSIONE ] Foschia di Anna Luisa Pignatelli | Fazi Editore

FOSCHIA di Anna Luisa Pignatelli
208 pagine | €16.00 cartaceo
Fazi Editore | Link Affiliato Amazon

Adulta e già malata, Marta decide di ripercorrere con la memoria il rapporto teso e tormentato vissuto con il padre Lapo, un affermato critico d’arte, uomo carismatico di grande fascino e talento. Nel ricordo, l’ammirazione da parte di lei bambina si trasforma dapprima in infatuazione e poi, via via, in una forma di attrazione più subdola e pericolosa. Dopo l’infanzia passata a Lupaia, luogo affascinante e misterioso, Marta si trasferisce con il padre e il fratello nella più austera Torre al Salto, dove, preda di pulsioni che coincidono con un naturale risveglio dei sensi e delle inevitabili trasformazioni dovute all’adolescenza, vive un momento delicato all’interno di una famiglia che non sente più come sua. Sono lontani i giorni in cui Marta cresceva accanto alla madre dal carattere quasi selvaggio ma profondamente legato alla natura, e lontano è il ricordo delle gite fatte insieme a Lapo nei dintorni di Lupaia per vedere le opere di Piero della Francesca o del Pontormo. Avvolti da una densa foschia sono anche gli anni in cui Marta aveva esaltato la figura del padre, legandola a ideali di purezza e bellezza, che lo scontro con la realtà porterà irrimediabilmente a rinnegare, non senza uno strascico di dolorose conseguenze.
Ho scelto di leggere Foschia di Anna Luisa Pignatelli non conoscendo l'autrice e i suoi precedenti lavori, ma catturata dalla sua copertina - e qui nulla di strano - e da una storia che mi sembrava essere coinvolgente al punto giusto con quel pizzico di umana oscurità che, ultimamente, con me sembra fare sempre centro. Purtroppo, in questo caso, non è proprio andata come mi aspettavo.

Il mio approccio con Foschia non è stato semplice. Mentre nelle prime pagine mi sono ritrovata piacevolmente coinvolta dagli albori di una storia che, a mio personalissimo avviso, faticava un po' ad esplodere in superficie, andando avanti la sensazione è stata quella di un perpetuo distacco. Mi spiego meglio. La scrittura della Pignatelli è indubbiamente intensa e di spessore, ben strutturata ed incisiva in particolari punti, quello che non mi ha permesso di entrare in contatto con i suoi personaggi e la loro evoluzione narrativa è stata l'adozione di uno stile fin troppo lineare che, forse, a conti fatti, non fa per me, semplicemente. La storia d'altronde ha tutti gli elementi per poter risultare tenebrosa e coinvolgente, intensa fin dalle prime pagine, ma non sono forse riuscita ad entrare nell'essenza stessa del romanzo, qualcosa indubbiamente è mancato
Come scrivevo all'inizio, mi sono approcciata alla lettura in un modo assolutamente pulito, senza avere metri di paragone o particolari preconcetti che, in molti casi, rischiano di rovinare quelle che potrebbero essere le nostre effettive sensazioni. Da una parte, ho molto apprezzato l'atmosfera su cui Foschia si sostiene per tutta la sua evoluzione narrativa.

Una toscana cruda e ribelle, cupa e feroce che si accosta all'adolescenza di Marta, caratterizzata da una famiglia ben lontana dai normali canoni. Una madre vitale e fragile, diventata presto vittima delle sue stesse scelte. E quel padre, così affascinante e idolatrato in ogni suo ricordo di bambina. Le sue parole di arte e poesia e quel modo di piegare ogni persona al suo volere. Dall'altra, invece, avrei voluto essere più trascinata di petto nella storia di Marta, sentire quel pugno allo stomaco capace di far vivere le sue pagine in un modo pressoché letterale. Perchè quando ci ritroviamo tra le mani un romanzo così piccolo, io voglio essere colpita dalla sua forza, dalla sua intensità in una maniera quanto mai immediata, irresistibile.

Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo

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