[ RECENSIONE ] Vardø. Dopo la tempesta di Karen Millwood Hargrave | Neri Pozza

Vardø. Dopo la tempesta di Karen Millwood Hargrave
348 pagine | 18.00€ cartaceo

1617, Norvegia nordorientale. In una funesta vigilia di Natale, il mare a Vardø si è improvvisamente sollevato e una folgore livida ha sferzato il cielo. Quando la tempesta si è acquietata in uno schiocco di dita, così com’era arrivata, le donne si sono raccolte a riva per scrutare l’orizzonte. Degli uomini usciti in barca non vi era, però, nessun segno. Quaranta pescatori, dispersi nelle gelide acque del Mare di Barents. Alla ventenne Maren Magnusdatter, che ha perso il padre e il fratello nella burrasca, e a tutte le donne di Vardø non resta dunque che un solo compito: mettere a tacere il dolore e cercare di sopravvivere. Quando l’inverno allenta la presa e le provviste di cibo sono quasi esaurite nelle dispense, le donne non si perdono d’animo: rimettono le barche in mare, riprendono la pesca, tagliano la legna, coltivano i campi, conciano le pelli. Spinte dalla necessità, scoprono che la loro unità può generare ciò che serve per continuare a vivere. L’equilibrio faticosamente conquistato è destinato, però, a dissolversi il giorno in cui a Vardø mette piede il sovrintendente Absalom Cornet, un fosco e ambiguo personaggio distintosi, in passato, per aver mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria.


Mi sono innamorata di questo romanzo per la sua verità. La Hargrave racconta la storia delle donne di  Vardø partendo dalla storia e traendo diretta ispirazione dal processo alle streghe del 1621 che ha visto il suo teatro proprio in questa suggestiva ambientazione. In realtà, il processo in sè viene menzionato solo nelle ultime pagine volendo, invece, come specificato dalla stessa scrittrice, evidenziare cosa ha portato a quell'epilogo senza ritorno e le molteplici cause che hanno condotto ad una delle tante pagine buie di quegli anni. Partiamo dall'antefatto più naturale: la tempesta scatenatasi in tutta la sua imprevedibile potenza nella notte della vigilia di Natale del 1617.

E poi il mare si solleva e il cielo si abbassa e una folgore livida sferza tutto quanto,
illuminando il buio con un bagliore istantaneo e terribile.

Quaranta uomini non fecero ritorno dal mare quella notte, lasciando a riva donne inconsapevoli che - fino ad allora - erano state madri, mogli, fidanzate e sorelle e che il destino metteva dinanzi ad una sfida che mai avrebbero pensato di affrontare. Alla disperazione incontrollabile di alcune, si è affiancata la forza e la determinazione di altre (come Kirsten o la giovane Marren) che si sono rese capaci di creare una comunità femminile dal nulla grazie alla loro tenacia e ad un'indipendenza che non passerà inosservata. Dopotutto, all'occhio maschilista di una società chiaramente fallibile quell'affrancazione dall'uomo non poteva essere tollerata. Il maligno presente in quelle lande desolate doveva essere debellato, una volta per tutte. Attraverso punti di vista diversi, la Hargrave ci accompagna in un percorso tortuoso fatto di superstizione e maldicenze, di invidie ed innaturali gelosie presto sfociate in un integralismo religioso capace di fare più morti di molte delle guerre che colpiranno il nostro continente nei secoli a venire.

Il sovrintendente Absalom Cornet è l'emblema stesso di un maschilismo puerile e senza fondamento, figlio di una superiorità morale priva di ragione unita ad un sostanziale terrore dinanzi anche ad una sola ipotetica indipendenza femminile che non poteva essere accettata e - come tale - doveva essere messa a tacere. Un annientamento femminile senza precedenti.

Ma adesso sa che è follia credere che il male sia solo là fuori. 
Era qui, in mezzo a loro, camminava su due gambe, emetteva condanne con lingua umana.

È un'atmosfera intima quasi soffocante quella che traspare dalla scrittura magnetica della Hargrave in grado di sposarsi perfettamente con l'ambientazione stessa del romanzo. Luoghi isolati ed impervi a cui è difficile abituarsi capaci di rispecchiare il dolore di donne innocenti marchiate come streghe, sostanzialmente incapaci di difendersi e condannate da quelle stesse persone che - solo pochi mesi prima - lottavano al loro fianco, spalla contro spalla, con la tenue speranza di sopravvivere ad un inverno buio, gelido ed inospitale senza uomini. Ed è qui che viene individuata la porta dell'inferno: donne, amiche o compagne che arrivano ad accusarsi a vicenda creando testimonianze farneticanti e prive di contatto con la realtà in nome di un bene superiore e di una etica morale che chiaramente non esiste. Ciò che non è conosciuto o non viene altrimenti capito si trasforma in una evidente prova di empietà e di stregoneria da annientare sul nascere.

Fatevi un favore: regalatevi questa lettura. Non soltanto un romanzo storico, ma una storia incredibilmente attuale che non sembra poi così lontana da noi, anche se con le dovute differenze. 

3 commenti

  1. Ciao! Ho letto questo libro incuriosita dal tuo post su Instagram (con il dovuto ritardo, la pila dei libri da leggere è ahimè sempre troppo alta) e vorrei ringraziarti! Mi sono avventurata in questo libro senza sapere esattamente cosa mi aspettasse ed è stata una bellissima lettura! Mi ha permesso di conoscere luoghi ed eventi a me del tutto sconosciuti attraverso una scrittura davvero magnetica. Leggo la tua recensione solo ora perché temo sempre di imbattermi in qualche spoiler, nel leggerle prima di aver letto il libro! Grazie ancora.
    Francesca

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    1. Sono felice che ti sia piaciuto :) per me è stata una lettura appagante e interessante sotto molti punti di vista e, come te, non conoscevo la storia vera di quelle terre. Non si smette mai di imparare! Grazie a te per la fiducia, come sempre.

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  2. A proposito di fiducia, ho adesso tra le mani "Cinquanta modi per dire pioggia", ti dice niente? ;)

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