[ RECENSIONE ] Company parade di Margaret Storm Jameson | Fazi

COMPANY PARADE di Margaret Storm Jameson
404 pagine | €15.30 cartaceo
Fazi Editore | Link Affiliato Amazon

Nel 1918, all'indomani dell'armistizio che pone fine alla grande guerra, la giovane Hervey Russell racchiude tutta la sua vita in un baule e dallo Yorkshire si trasferisce a Londra, lasciandosi alle spalle il marito e il figlio piccolo. Non ha denaro né esperienza, ma ha la forza di volontà della nonna imprenditrice e i sogni della gioventù; è forte e vulnerabile al tempo stesso, a muoverla sono la voglia di affermarsi e il desiderio di assicurare al figlio un futuro migliore. Mentre tenta di sfondare come scrittrice, di giorno lavora in un'agenzia pubblicitaria e la sera vaga per le strade della città, sola ma libera, lasciandosi deliziare da ogni particolare. Hervey è una donna in un mondo di uomin. Un affresco dell'ambiente culturale del tempo, con tutto il brio e l'effervescenza del mondo editoriale e pubblicitario londinese, si amalgama a un lucido spaccato della vita quotidiana dell'epoca, segnata dallo spaesamento e dalla frustrazione dei reduci e dei giovani lavoratori. In primo piano, però, ci sono la storia di una giovane protagonista coraggiosa e l'evoluzione delle conquiste femminili che hanno cambiato per sempre la vita delle donne.
Ho scelto di leggere Company Parade di Margaret Storm Jameson tra le varie uscite di ottobre di una delle case editrici che stimo maggiormente. Ero convinta di trovare proprio la lettura di cui avevo bisogno, specchio perfetto di una copertina che si lascia osservare con estremo piacere. Quasi spinta da un sesto senso che (forse) dovrei far controllare più spesso, ero certa di potermi lasciare andare completamente, cullata da una storia avvincente e - allo stesso tempo - impegnata sotto vari punti di vista. Ero sinceramente affascinata da una trama che racchiudeva in sè ottimi punti di partenza e quelle solite rosee aspettative che stanno diventando quasi una maledizione. 

Perchè leggendo quelle righe mi ero immaginata una protagonista forte ed indipendente, coraggiosa e testarda pronta a lasciare il segno in un mondo così maledettamente maschilista dove anche solo provare  a scalfire la sua superficie (per una donna) significava combattere in trincea, faccia a faccia con un nemico armato di un senso di superiorità sfacciato ed incomprensibile. E nulla di tutto questo ho (chiaramente) riscontrato nella protagonista, Hervey Russel.

Superata la totale assenza di empatia che (volendo essere generosi e positivi oltre misura) potrebbe anche essere colpa mia, quella che ho avuto modo di incontrare in questo romanzo (primo di una serie) è una donna superficiale ed infantile, incapace di tenere fede ad ogni suo più piccolo intento, in sostanza egoista e confusa in modo sorprendente quanto profondamente irritante. Ecco, credo che irritante sia la parola chiave che potrebbe d'altronde spiegare la mancanza di empatia di cui sopra. Un gap che viene a ripetersi nei confronti dei molteplici personaggi (forse troppi) che la Jameson presenta al suo lettore, uno dopo l'altro, senza mai conferirgli quella doverosa dose di appetibilità che avrebbe certamente fatto la differenza. E, invece, quelle donne e quegli uomini che incrociano lo stesso cammino della Russel si perdono completamente in una persistente nebbia londinese sprecata ed incomprensibile.

A ragion veduta e ripensando alle sensazioni provate durante la sua lettura, credo che romanzi come Company Parade non potranno mai far parte della mia comfort zone. Dire che ho faticato arrancando tra le sue pagine sarebbe francamente un dolce eufemismo. Non sono mai stata avvolta da quella fremente voglia di sapere e conoscere così come non ho mai sentito la necessità di perdermi tra le stradine affollate di una lontana Londra, di carpirne i suoi segreti e di lasciarmi affascinare da un mondo editoriale che (purtroppo) non si lascia mai percepire.

E tutto questo non è stato possibile anche grazie ad uno stile linguistico e narrativo al limite del ridondante, in grado di evocare un'onnipresente pesantezza che non mi ha permesso di entrare nel vivo della storia, nemmeno per un istante.  Come citava l'ultimo film del grande Massimo Troisi: pensavo fosse amore.. invece era un calesse.

Ringrazio la casa editrice per la copia cartacea del romanzo

2 commenti

  1. Non conosco questo libro né l'autrice, quindi non posso dare un giudizio.
    Dispiace però quando capita un libro che non ti prende.

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